Il tempo
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Passato
Il tempo
Camminava lungo una strada tortuosa, appoggiato al suo massiccio bastone di legno di quercia quando, ad un tratto, una nuvola apparì sulla sua testa: la guardò e una serie di immagini cominciò a scorrere lentamente. Sorrise nel guardare i volti dei giovani ragazzi che suonavano la chitarra, delle ragazze che ballavano intorno al falò, e di tutti gli altri amici che cantavano, bevevano birra, mangiavano patatine, si divertivano… Quello era un ricordo felice. Passato adorava quel tipo di ricordi: quelli carichi di affetto, di gioia, di spensieratezza; quei ricordi che le persone dell’intero universo evocavano con piacere. La comitiva di amici che aveva appena visto doveva essersi riunita quella sera, insieme ai loro marmocchi che giravano in tondo, e stava rispolverando le vecchie avventure di quando erano poco più che diciottenni. Arrivato ad un incrocio, Passato si fermò: poggiò il bastone accanto ad un albero, prese la borraccia dalla borsa di pelle che aveva a tracolla e fece un lungo sorso d’acqua, poi guardò i cartelli che indicavano le due strade che poteva percorrere. Il vialetto di destra conduceva ai “Ricordi dimenticati” e quello di sinistra ai “Ricordi dolorosi”; Passato rifletté per un breve istante e si girò a guardare il vialetto dei “Ricordi felici” che aveva appena percorso. Il suo lungo cammino, ogni volta, lo portava a questa amara scelta: come poteva aver voglia di intraprendere una di quelle di due strade? Purtroppo per lui, doveva farlo, che gli piacesse oppure no. Fece un altro sorso d’acqua, ricacciò la borraccia nella borsa e prese di nuovo il bastone; con una decina di passi si avvicinò ancor di più ai due cartelli e quando un sorriso mesto si dipinse sul suo volto, imboccò la stradina di sinistra.
Presente
Il tempo
Cade fragorosamente a terra sbattendo le ginocchia sull’asfalto, ma come se non fosse accaduto nulla si gira su sé stesso e si mette a sedere – lì al centro del marciapiede – noncurante delle urla che gli giungono da lontano. Rivoli di sangue scendono fino alle caviglie, residui di foglie e polvere coprono la metà delle ferite e una smorfia di dolore si contrae sul viso di Presente. Quando la donna che gli urlava dietro lo raggiunge, Presente si rialza aggrappandosi alla buca delle lettere e mostrando il suo dolce sorriso, seppur stentato, di giovane bambino innocente. «Quante volte devo dirtelo che non devi correre?» lo rimprovera la donna; è bionda come Presente, con gli stessi occhi verdi che però, a differenza di quelli del figlio, sono segnati dal tempo. «Mi piace correre» risponde lui tendendo le mani verso l’alto per essere preso in braccio. «Lo so ma devi fare attenzione. Le strade possono essere pericolose» lo ammonisce lei sollevandolo. Il piccolo con un gesto naturale e immediato si aggrappa alla mamma come un panda ad un bambù: immerge il naso nel suo collo, inebriandosi del dolce profumo alla pesca e chiude gli occhi, dondolato e sorretto dalle quelle braccia forti che lo hanno sempre accolto e protetto. Quando giungono a casa, la donna lo adagia sul divano del salotto e sparisce per qualche minuto: Presente guarda le ferite sulle ginocchia e si rende conto di sentire molto dolore, ma dato che è un bimbo forte e coraggioso non si lamenta, aspetta semplicemente che la sua mamma lo medichi e che con un bacino la bua vada via. E così accade. La mamma gli pulisce le ferite, lo medica e gli stampa un bacio sulla fronte; esce di nuovo dal salotto e vi ritorna poco dopo con una fetta di torta al cioccolato e due forchette. Presente si gode quel momento con la sua mamma e spera , in cuor suo, che possa bastare un bacio e una fetta di torta per curare tutti i mali del mondo.
Futuro
Il tempo
Lo schermo del computer lo fisserà per molti mesi, ancora, ancora e ancora. Le dita scorreranno veloci e poi lente sulla tastiera, gli occhiali lasceranno un solco sul naso, la lingua diventerà arida perché non berrà quanto dovrebbe e le idee entreranno e usciranno dalla testa alla velocità della luce. Ci sarà il periodo produttivo: un capitolo dopo l’altro, la caratterizzazione di un personaggio nuovo ogni poco, la vita incessante del protagonista che vuole essere messa nero su bianco. Ma ci saranno anche i periodi di stallo, i periodi in cui non batterà una parola su Word, i periodi come quello che stava passando adesso. Il romanzo che Futuro ha nel cassetto ancora non è pronto. Ma quando lo sarà? Quando avrà il coraggio di concluderlo e di vederlo pubblicato? Il suo libro vedrà mai la luce? Si aggiusta il ciuffo scombinato di capelli neri con nervosismo, si toglie gli occhiali e si stropiccia gli occhi. Si stiracchia buttandosi all’indietro sulla poltrona e poi decide di alzarsi: la casa è silenziosa. È notte fonda, anche oggi ha passato l’intera giornata davanti al pc, smuovendosi soltanto per i pasti e le esigenze fisiologiche. Le gambe intorpidite sentono di nuovo l’afflusso di sangue mentre Futuro fa un giro di ricognizione: apre delicatamente la porta della cameretta e vede le sue due figlie dormire placidamente; entra lentamente nella stanza, sfiora con le labbra la fronte di entrambe ed esce. Poi Futuro si dirige verso la sua camera da letto e quando entra sua moglie lo guarda assonnata. «Che ore sono?» biascica lei in dormiveglia. «Le cinque» risponde lui in un sussurro. «Tesoro vieni a letto, sarai stanco». Futuro le stampa un fugace bacio sulle labbra e si dirige verso il bagno. Lo sguardo che gli restituisce il suo riflesso allo specchio è inquietante: occhiaie nere, viso pallido, occhi stanchi. Mentre si sciacqua il viso, sua moglie entra nel bagno e lo abbraccia da dietro. «Dovresti prenderti una pausa» gli sussurra dolcemente. «Non posso…» risponde senza forze Futuro «Se non termino il romanzo…» «Cosa? Cosa succede?» lo incalza la moglie, adesso un po’ seccata «Hai la sfera di cristallo?» chiede puntigliosa. «No ma…» cerca di rispondere Futuro. «Appunto» lo interrompe lei, risoluta «Non puoi sapere ciò che ci aspetta domani, ma qui» e gli poggia la mano sul cuore «sai benissimo cosa succederà ai tuoi personaggi. Lo vuoi capire che puoi manovrare la loro vita con i fili del burattinaio, ma la nostra no?». Futuro si gira a guardare la moglie negli occhi con un grande punto interrogativo stampato in fronte. Lei continua a scrutarlo, aggiungendo «Non sappiamo cosa c’è in serbo per noi e non siamo in grado di predirlo…l’unica cosa che possiamo fare è accettare serenamente il destino che ci si presenterà e avere la forza di accoglierlo». Futuro si abbandona al dolce abbraccio di sua moglie e riesce soltanto a pensare che forse ha proprio ragione.